dal 23 gennaio al 11 marzo 2018
«Ogni epoca ha un paio di libri, non di più, che la riassumono completamente. Al punto tale da esserne una sorta di catalogo. Il Novecento è L’Interpretazione dei sogni di Freud. Noi siamo figli di quel libro. Ecco la necessità e la bellezza di dedicare una produzione di questa importanza a un’opera forse mai portata in scena».
Così l’autore, Stefano Massini, spiega le motivazioni di un impegno artistico che l’ha portato ad elaborare per le scene il lavoro principale di Freud interpolandolo con altri suoi scritti.
“Freud o l’interpretazione dei sogni” è il lavoro di un Uomo, che decide di guardarsi dentro, di capirsi, di conoscersi e di superare quella impercettibile, ma al tempo stesso definita, barriera che esiste tra il mondo reale e quello dei sogni; due creati a prima vista non interscambiabili, uno estremamente concreto, tangibile e reale, l’altro terribilmente astratto e folle, ma tutt’e due sono, come si scopre, ineluttabili. Il sogno è la creazione alienata della nostra stessa mente oppure una rievocazione e un richiamo al nostro passato, ai nostri errori, alle più grandi paure, nonché desideri?
“Perché il sogno, come dice Freud, è fatto con materiali di scarto della nostra psiche, non con i materiali essenziali, non con quelli prioritari della nostra interiorità.”
Da dove provengono essi e con che fini ci si presentano davanti agli occhi della mente? E’ possibile spiegare qualche cosa di talmente incomprensibile, senza risultare pazzo agli altri o almeno a se stesso?
Lo spettacolo è reso particolarmente gradevole grazie alla struttura del testo che “è molto simile, nella sua rapidità, alla drammaturgia del montaggio cinematografico: come in un film di Hitchcock il lettore e lo spettatore desiderano arrivare al punto finale, alla scoperta, alla soluzione.”
Una soglia tra l’interiorità di tutti noi e ciò che ci si presenta davanti agli occhi, un abisso tra l’immaginario e l’autentico, tra il mistero e l’evidenza, tra il sonno e la veglia è già sul palcoscenico.
– Anastasia