” – No, – disse fra sé la signora Ramsay, mettendo insieme alcune figurine ritagliate da Giacomo, un frigorifero, una falciatrice, un signore in frac, – i bambini non dimenticano. – Appunto perciò bisognava misurare in loro presenza atti e parole, ed era un sollievo mandarli a letto. Allora non occorreva più ch’ella pensasse a qualcun altro. Allora poteva essere se medesima e appartenere a se medesima. Da qualche tempo ella provava spesso il bisogno di riflettere un po’; forse non proprio di riflettere; ma di tacere, di star sola. Allora l’esistenza e l’azione, espansive, luccicanti, vocali, evaporavano in lei; e il senso di sé, in modo quasi augusto, si riduceva a un segreto cuneo d’ombra, a qualcosa d’occulto per gli altri. Pur continuando a scalzettare, impettita sulla sedia, ella si sentiva così trasformata; e il suo io, scisso da ogni legame, era libero per le più strane avventure. Quando la sua rivalità sprofondava per un istante, il campo delle esperienze le pareva senza confine.” – Virginia Woolf, Gita al faro
– Agata