Agata

Nimble steps,
quiet steps.
I know it is you trying to figure out
the rhythm of your stride.
You should try quieter,
In order not to disturb the broken nature you live in.
You should try louder,
In order to blend in with all the world noise.
When both sides fall
A balanced tangle of weepings
Will make the distance small,
Will worm his way into your skin
Until you will be too close to the place
Where everything is about to begin,
And finally you will know
How it feels to rely on someone.

The music is your world
And your escape from the world:
You can feel it while you play your violin
You can feel it when you sing
You can feel it in your dad`s voice
You can feel it flowing in your veins
And you just hope that feeling remains.
Your mission is to bring it to everyone
To the children, to the teenagers,
To the teachers, to your friends,
To the flowers, to the strangers.
You want them to feel the melody,
To sing it out loud
In order to lock it up
In the whitest cloud.
And you like to believe
If they whistled it
Nothing would never be wrong
And all their melodies together
Would flow into the universe song.

You would like to see
That love every song talks about
The one that starts from a sunset on the sea
Or the one about two people with the same soul
But you know it’s almost impossible
Because you are still untouchable.

I imagine you in your home in Sicily,
Around you just fruit trees,
Beaches and sea.
A sandwich with ham and cheese
In the right hand
A good and relaxing book
In the other hand.
The beauty of your land
Is about the simplest things
-The ones we call little marvels-
But suddenly they have wings
They flow away with the time
However you are not upset:
You know it is not over yet.
You believe we can find them anywhere
Even in our Milan
The greyest city of all times
We just have to change our point of view
And figure out which path we should go through.

Together we are still
looking for something
That could give us chills
But it is hard to find
In a world we can not design:
We will need to climb mountains,
To cross this river in flood
If we really want to hear
the sound of our genuine blood.

Your name is antique
I am sure you know its meaning
Because it comes from Greek:
Agata indicates a virtuous woman
But it doesn’t mean you can’t have any rocking.
Once i’ve been told that while we’re walking
We should look up at the sky:
I want you to know
If you look at it
It will remind you
That we all share the same heart
Therefore never can tear us apart;
It will remind you
Even if we are on the opposite sides of the world
We share the same sky:
For sure It is upside down
But i will come back home
I just need to turn around.

-Carollo

Un giro di Do // Carollo, Aprile ’18

Quante volte ascoltiamo la musica nella nostra quotidianità: mentre andiamo a scuola, durante una pausa, quando siamo tristi, mentre guidiamo, quando vogliamo semplicemente smettere di pensare o quando tutto ciò che vogliamo fare è pensare. La musica è una parte fondamentale della nostra vita; è , come dice Baricco, l’armonia dell’anima. E proprio per questo ho deciso di aprire questa nuova rubrica: ogni giorno per tutto il mese posterò una canzone con una caratteristica specifica, per condividere una parte della mia armonia con voi e invito tutti coloro che lo desiderano a fare lo stesso: postate pure una canzone nei commenti, su instagram, su facebook o dove più vi piace e condividete un po’ della vostra armonia, per rendere il mondo più colorato!

1/04 – Una canzone da viaggio: When we stand together, Nickelback
2/04 – Una canzone che ti rende felice: Mezzogiorno, Jovanotti
3/04 – Una canzone che ti rende triste: Gli anni, 883
4/04 – Una canzone che ascolti per non pensare: Bun mi heart, Mellow Mood
5/04 – Una canzone che colora le tue giornate bianche: Mixtape 2003, The Academic
6/04 – Una canzone che ti ricorda qualcuno a cui vuoi bene: Hope, Jack Johnson
7/04 – Una canzone che dedicheresti a una persona che non fa più parte della tua vita: Non sei tu, Gazzelle
8/04 – Una canzone che ti ricorda la tua infanzia: Girlfriend, Avril Lavigne
9/04 – Una canzone che non ti si addice, ma ascolti lo stesso: Ballata del dubbio pt.3, Gemitaiz
10/04 – Una canzone che ti ricorda un brutto episodio: Drown, Bring Me The Horizon
11/04 – Una canzone che ti ricorda un bell’episodio: Eppure soffia, Pierangelo Bertoli
12/04 – Una canzone che ti ricorda l’estate: For the first time, The Script
13/04 – Una canzone che hai ascoltato troppo: Niente di speciale, Lo Stato Sociale
14/04 – Una canzone che non ti stanca mai: November rain, Guns N’ Roses
15/04 – Una canzone che ti ricorda il tuo paese: I cento passi, Modena City Ramblers
16/04 – Una canzone che ti fa sfogare: Final masquerade, Linkin Park
17/04 – Una canzone che è stata scritta quando sei nato: Geordie, Fabrizio De Andrè
18/04 – Una canzone che ti fa concentrare: Fango, Jovanotti
19/04 – Una canzone che ti riempie: Gente che spera, Articolo 31
20/04 – Una canzone che fa muovere qualcosa dentro di te: Chiodo fisso, Eugenio in via di gioia
21/04 – Una canzone che ti motiva: Whatever it takes, Imagine Dragons
22/04 – Una canzone che sai a memoria: Miss you, Blink 182
23/04 – Una canzone che ha diversi significati per te: Leggero, Ligabue
24/04 – Una canzone che ti fa pensare alla vita: Domani, Artisti uniti per l’Abruzzo
25/04 – Una canzone brutta che però ti piace: La musica non c’è, Coez
26/04 – Una canzone che ti spezza il cuore: Animal Instinct, The Cranberries
27/04 – Una canzone di cui non capisci il significato: Renegades, X Ambassadors
28/04 – Una canzone che vorresti che qualcuno ti dedicasse: Sweet Child O’ Mine, Guns N’ Roses
29/04 – Una canzone che ti ricorda qualcuno che preferiresti dimenticare: Orgasmo, Calcutta
30/04 – Una canzone che useresti come denuncia contro qualcuno: La fata, Edoardo Bennato – Pensa, Fabrizio Moro (Non riuscivo proprio a decidermi tra queste due canzoni… e poi è l’ultimo giorno, quindi direi che uno strappo alla regola ci sta!)

– Carollo

Feelings come, feelings go

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A volte abbiamo la sensazione che le giornate passino una dopo l’altra senza lasciarci niente. Scivolano fra le nostre dita, e ci ritroviamo in un turbine confuso di emozioni senza riuscire a fare ordine nei pensieri. Altre volte tratteniamo e schiacciamo le emozioni, decidiamo di non sentire, di non ascoltare ciò che ci vogliono dire. O ancora, le giudichiamo e ci rifiutiamo di affrontarle.

E se invece di trattenere le emozioni le lasciassimo uscire e respirare? Non esiste una “buona” o una “cattiva” emozione. Spegniamo per un attimo quella parte di noi che vuole a tutti i costi dare un giudizio, distinguere, dominare. Osserviamo con attenzione, e quando l’emozione si delinea meglio davanti a noi diamole il permesso di prendere il sopravvento. Ora è una parte di noi, ma domani non lo sarà più. Non dobbiamo condannarci per averla provata, né aver paura di non poterla sentire mai più.

Ma possiamo documentare come ci sentiamo di giorno in giorno.

Quanto dolore nel cuore di Picasso passò attraverso le sua immaginazione, e da lì alle setole del pennello, assunse sfumature azzurre fino a costruire la sua stessa immagine… gli autoritratti del dolore del cosiddetto periodo blu.

Quindi perché non fare lo stesso? Prendiamoci un momento di pausa, a tu per tu con il nostro sentimento, diamogli parola, immagine, colore; ascoltiamolo e facciamolo fiorire per quello che è e solamente per quello che è. Niente giudizio o aspettative. Nessuna esaltazione o umiliazione. Questi sono momenti per noi stessi e per nostro assoluto beneficio, lasciamoci alle spalle tutto quello che è superfluo.

Poi esprimiamoci. Molti sono gli strumenti che possiamo utilizzare, poco importa. Nemmeno la complessità nelle nostre abilità deve essere da ostacolo. Non si tratta di impressionare qualcuno, nemmeno noi stessi. Senza pensarci troppo, abbassiamo lo sguardo e guardiamoci dentro, affrontiamo il nostro sentimento e diamogli sfogo: prendiamo una penna, velocemente, cogliendo l’attimo. Scaraventiamoci su un pezzo di carta, componiamo tratti incisivi, graffianti, impressi violentemente nella carta. Il mio dolore. O decisi ma non violenti, rilassati, ma non lenti. La mia felicità. Ogni emozione e ogni sua sfaccettatura merita di essere ritratta.

Non solo il disegno può essere un farmaco per ciò che sentiamo dentro di noi. Scrivere, ballare, prendere a pugni un sacco in palestra, parlare, viaggiare, comporre musica…

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E alla fine poco importa se la nostra emozione su carta, o le parole che abbiamo composto non saranno simili al nudo blu di Picasso o a un verso doloroso di Zbigniew Herbert, perché è opera nostra e delle nostre emozioni. Siamo noi. Su carta.

– Rachele + Agata + Carollo

Le piccole meraviglie

Gli scout insegnano a meravigliarsi. Insegnano a sorprendersi di tutti quei piccoli gesti che ogni tanto dimentichiamo o diamo per scontati: un paesaggio mozzafiato, una risata sincera. Uno sguardo vero, qualcuno che quando abbiamo paura o siamo arrabbiati si siede accanto a noi, senza dire una parola. Una canzone intonata intorno al fuoco, qualcuno che si offre per lavare le pentole. Il canto degli uccellini la mattina presto, una felpa prestata quando abbiamo freddo. Qualcuno che ci prende lo zaino quando si accorge che, anche se non lo ammettiamo, in realtà non ce la facciamo davvero più a portarlo. Un “non aver paura” quando ci sembra di non poter più osare, qualcuno che ci dà una mano a portare la tanica piena d’acqua. E tutte le altre piccole cose a cui solitamente diamo poca importanza, intenti come siamo a preoccuparci di cose più importanti, di trovare un senso a qualcosa che un senso, in fondo, non ce l’ha perché il vero senso delle cose sta nei piccoli dettagli.

-Carollo